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Jannis Kounellis

AFFINITÁ. CINQUE ARTISTI PER SAN GIMIGNANO / CHIESA DI SAN JACOPO AL TEMPIO / SAN GIMIGNANO / ARTE AMBIENTALE

Kounellis_San Gimignano

Per l’opera realizzata da Jannis Kounellis per il progetto Affinità. Cinque artisti per San Gimignano del 1994 è lo stesso artista che lascia alla città e a noi spettatori, una spiegazione chiara, sintetica ma anche affettuosa, del suo essere lì, davanti all’antica chiesa templare di San Jacopo al Tempio:

…Il lavoro è alto quanto la chiesa di San Jacopo, assomiglia ad un campanile, con la differenza che ha la campana stregata che non si muove e che si vede che non si muove…. Mi piacerebbe che il ferro con il quale è disegnato fosse visto di pomeriggio, perché la silhouette a quell’ora è scritta tra il muretto di fondo e il cielo, e con il suo tettino di ferro somiglia alle crocifissioni di campagna, di ferro, o alle croci all’estremità delle torri, oppure alle inferriate delle case abbandonate. Quello che a me importa è che non sia considerato una scultura, ma una grafia sul muro segnato dal tempo."

(Tratto da Jannis Kounellis, Affinità. Cinque artisti per San Gimignano, mostra a cura di G. Briganti e
L. Laureati, Firenze, Studio per Edizioni Scelte, 1995)


BIOGRAFIA
Jannis Kounellis è stato un pittore e scultore greco (Pireo 1936 - Roma 2017) si stabilisce in Italia fin dal 1956. Considerato uno dei massimi esponenti dell’Arte povera, viene da subito riconosciuto e raggiunge presto la fama internazionale. Le sue opere sono sempre state innovative ed anticonformiste. In un primo momento la sua produzione inglobò segnali, insegne e scritte presenti nelle strade di Roma, per poi inserire man mano anche elementi naturali e concreti come il fuoco, la stoffa, la terra e il carbone. Dal 1967, anno in cui venne realizzata l’opera intitolata “margherita di fuoco”, la combustione divenne uno degli elementi ricorrenti delle opere dell’artista, includendovi anche i materiali residui come il fumo, quale testimone del processo pittorico e prova dello scorrere del tempo. A partire dagli anni Ottanta le sue opere, che spesso recuperano frammenti e oggetti antichi, tendono ad evocare la nostalgia di un mondo arcaico e simbolico-mitologico.

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